IN VOLO CON IL 70° STORMO: DOVE NASCONO I PILOTI

Scopri la Scuola di Volo dell'Aeronautica Militare di Latina, eccellenza a livello internazionale nella formazione dei piloti militari.

T-260B dell'Aeronautica Militare

Sono passati alcuni giorni dal mio volo nel T-260B, velivolo da addestramento dell’Aeronautica Militare e l'emozione è ancora forte. Per chi come me ha sempre sognato di diventare un pilota di caccia, nulla è più emozionante del poter vivere una giornata da allievo. 

Ogni anno circa 8.000 ragazzi seguono il mio stesso sogno, ma dopo rigide selezioni, solo 45 di essi accedono alla prima fase di formazione al volo che viene svolta al 70° Stormo di Latina.

Per approfondire meglio ciò che riguarda l’iter iniziale di addestramento di un pilota militare, ho avuto l’occasione di trascorrere una giornata insieme agli uomini del 70° Stormo. Il mio reportage è stato suddiviso in due fasi: una parte in volo, di cui si parlerà più avanti ed una a terra, durante la quale ho intervistato il comandante del 207° Gruppo e visitato le varie sezioni dello Stormo.

Iniziamo dalla lunga chiacchierata che ho avuto il piacere di fare con il comandante pilota del 207° Gruppo Volo Ten. Col. Giuseppe Urbano, una persona molto disponibile e piena di passione per il proprio lavoro. 


Comandante, quale fase dell’iter addestrativo di un pilota viene svolta al 70° Stormo?

Durante la fase concorsuale per l'ammissione nel ruolo naviganti, il 70° Stormo provvede all'accertamento dell'attitudine al volo ed il conseguimento del Brevetto di Pilota di Aeroplano (B.P.A.) sul velivolo Aermacchi T-260B.

I candidati che concorrono per il ruolo naviganti arrivano al 70° Stormo dopo aver affrontato e superato il tirocinio pisco-attitudinale svolto presso l'Accademia Aeronautica nella penultima fase del concorso. Presso la scuola di volo di Latina i giovani affrontano l'ultima prova concorsuale che, dopo il superamento del corso di pilotaggio, permetterà loro di ottenere l’aquila.

Solo in una seconda fase, in qualità di allievi, i piloti affronteranno l'impegnativo iter addestrativo per il conseguimento del Brevetto di Pilota Militare (BPM).

L’iter per ottenere il BPM è suddiviso in più fasi: al 70° Stormo viene svolta la Fase 1 sempre su velivolo T260B. Tale fase addestrativa ha lo scopo di consolidare le manovre già introdotte nella precedente fase BPA e conseguire un’adeguata padronanza del velivolo nell’esecuzione di manovre acrobatiche, volo in formazione e nella gestione delle emergenze simulate.

Quali esami devono essere superati per accedere al 70° Stormo?

Attualmente esistono due vie: la prima e più diffusa è quella dell’Accademia Militare a cui si accede tramite concorso dove, in seguito al superamento di prove fisiche, psico-attitudinali, di cultura generale e tirocinio iniziale, si accede al 70° Stormo. La seconda, meno diffusa, è quella dell’ufficiale di complemento, in questo caso non avviene il passaggio dell’Accademia Militare, ma devono essere sostenuti studi per il pilotaggio militare.

In quali velivoli si transita dopo il T-260B?

Al termine della Fase 1 i piloti vengono inviati presso la scuola di volo di Galatina sul velivolo T-339A oppure a Kalamata (Grecia) e Sheppard (USA) su velivoli T-6.

Qual è l’iter di aggiornamento degli istruttori?

Ogni 6 mesi viene svolta un’attività reciproca tra istruttori suddivisa in 6 diverse fasi da 2 voli ciascuna, in ognuna delle quali vengono affrontate diverse modalità di volo.

Come si diventa istruttore?

Attraverso il corso Pilot Instructor Training (PIT) svolto dal gruppo apposito.

Gli istruttori di T-260B volano anche altri tipi di velivoli?

Possono volare il T-339A e T-2006A.

Al 70° Stormo si addestrano piloti di forze aeree straniere ed altre forze armate italiane?

Lo Stormo, grazie all’elevata qualità e competenza, è divenuto un punto di riferimento nella formazione al volo militare, anche in ambito internazionale.

Attualmente vengono addestrati piloti di Kuwait e Olanda. Per l’Italia Guardia di Finanza ed Esercito, in passato anche i piloti della Marina Militare.

Quanto dura l’iter addestrativo al 70° Stormo?

Circa 4-5 anni.

Di recente è stato acquisto anche il velivolo T-2006A, che ruolo svolge?

I piloti destinati alle linee plurimotori tornano al 70° Stormo durante la Fase 3 per il conseguimento del brevetto di pilota militare sul Tecnam T2006A, attività formativa propedeutica all'addestramento finale sul velivolo plurimotore Piaggio P-180A (corso che sarà successivamente svolto al CAE Multicrew di Pratica di Mare).

Qual è la difficoltà maggiore per un allievo nel passaggio dalla fase teorica a quella pratica (fisicamente e psicologicamente) considerando che si tratta della prima esperienza di volo nell’iter AM?

Tra i problemi riscontati, seppure in piccola percentuale, ci sono la chetosi durante le prime esperienze di volo e la difficoltà nel saper gestire un elevato numero di situazioni differenti in breve tempo.

In volo con il T-260B

Le parole scambiate con il comandate, hanno aumentato il mio desiderio di vivere in prima persona ciò che un giovane aspirante pilota prova durante la sua prima esperienza di volo al 70° Stormo; a tal proposito ho avuto l’occasione di prendere parte ad una missione di volo composta da una formazione di tre velivoli T-260B, incluso il mio.

La fase pre-operativa più affascinante è, a mio avviso, quella della vestizione: mi ha sempre emozionato trovarmi nella stanza degli equipaggiamenti di volo anche solo per una semplice visita. Indosso tuta di volo, casco ed il classico paracadute blu, dotazione standard per il velivolo T-260B che non ha il sedile eiettabile.

Raggiunto il velivolo assegnato, mi posiziono all’interno ed inizio ad allacciare le cinture, il cockpit è molto piccolo (soprattutto per una persona della mia altezza e non troppo minuta) ma adatto al ruolo che il velivolo è chiamato a svolgere.

Mentre l’istruttore-pilota esegue i controlli visivi del velivolo, inizio a studiare i punti da cui poter scattare foto: fortunatamente il canopy è molto ampio ed offre buone opportunità. Mi chiedo se una volta in volo, durante le manovre, sarò in grado di scattare foto.

Il personale di terra mi ha fatto notare più volte la presenza dell’apposito sacchetto in caso di vomito, visto e considerato che un problema non trascurabile degli allievi è proprio quello della chetosi.

Noi siamo i primi a decollare, avviato il motore ed effettuati gli ultimi controlli dagli strumenti di bordo, ci portiamo in testata pista seguiti dagli altri due T-260B. 


Spinta al motore, inizia la corsa! Il velivolo mostra subito una grinta considerevole per la sua categoria e dopo poche centinaia di metri stacchiamo le ruote da terra e ci prepariamo ad una virata a destra per poi riallinearci alla pista in modo tale che io possa riprendere dall’alto il decollo della coppia.

Il tutto è sincronizzato alla perfezione così come il ricongiungimento della formazione una volta che tutti i velivoli si trovano in volo. 


E’ impressionante notare come le distanze tra i velivoli siano sempre così perfette, tutto fa pensare ad una gestione del volo per via strumentale, in realtà tutto avviene a vista. 



Continuo a scattare raffiche di foto alla coppia di velivoli mentre ci dirigiamo sul mare e tutto sembra svolgersi nel migliore dei modi; il mio problema inizia quando si iniziano ad eseguire alcune manovre acrobatiche una volta presa quota. Nulla di così “eccessivo” rispetto a quanto normalmente gli allievi eseguono durante il loro esame, ma la mia testa inizia a divenire pesante e lo stomaco un po’ sottosopra anche a causa della turbolenza. 


Ammiriamo i due velivoli davanti a noi che eseguono alcuni tonneau ed incroci, vorrei tanto poter provare anch’io tali manovre, ma ho il timore di non poter poi terminare il mio servizio.

Sono rimasto piacevolmente colpito anche dalle prestazioni del T-260B, un gioiello di fabbricazione italiana che, a parte la minor spinta data dal propulsore ad elica, nulla ha da invidiare ad alcuni jet. 






Dopo circa un ora di volo è il momento di rientrare, seguiamo gli altri due velivoli mentre eseguono l’avvicinamento alla pista per poter fotografare le fasi dell’atterraggio anche se in realtà per loro la missione non è terminata: eseguiranno poi una riattaccata per proseguire il loro volo.

Ora è il nostro turno, ci prepariamo per un touch and go (ho sempre sognato di farlo) per poi eseguire l’atterraggio e riportarci nel piazzale.

Termina così la mia esperienza di volo sul T-260B in cui ho potuto immedesimarmi in parte di ciò che accade ad un giovane pilota, ma anche constatare la bravura degli istruttori dell’Aeronautica Militare: una padronanza assoluta del velivolo che metterebbe chiunque a proprio agio.

Al termine dell’attività ho avuto l’opportunità di salutare il comandante del 70° Stormo Col. Luca Vitali che nonostante i mille impegni della giornata, è riuscito a dedicarmi qualche minuto. Ho notato una luce particolare negli occhi mentre mi parlava del “suo” stormo e soprattutto degli uomini che lo compongono. Per me questa è stata anche una lezione di attitudine e di giusto comportamento da tenere ogni giorno durante lo svolgimento del mio lavoro.

Visita ai simulatori di volo e G.E.A.

Prima di concludere il mio reportage al 70° Stormo, ho potuto visitare i simulatori di volo: due per il velivolo T-260B ed uno del nuovo Tecnam T-2006A, tutti in grado di riprodurre fedelmente ogni fase del volo ed i relativi scenari esterni. 


La mia giornata si è conclusa al G.E.A. (Gruppo Efficienza Aeromobili), per il quale vorrei fare alcuni approfondimenti.

Il 70° Stormo, nell’anno 2016, ha effettuato una considerevole attività di volo istruzionale: circa 3.000 ore di volo con il velivolo T-260B, nella fase di selezione e addestramento al volo di circa 200 candidati fra aspiranti piloti nazionali ed internazionali, allievi Ufficiali dell’Accademia Aeronautica e piloti dell’Esercito Italiano. Tale intensa attività volativa è stata assicurata in sicurezza dal G.E.A. del 70° Stormo. 


Per il dovuto supporto logistico (parti di ricambio) è attivo un contratto con la Ditta Costruttrice Leonardo di Venegono Superiore (VA). Tale supporto viene fornito in loco mediante la dislocazione di un Magazzino materiali di proprietà della ditta.

In tale contesto, il G.E.A. con proprio personale (formato da Sottufficiali e Graduati specialisti, guidati da Ufficiali tecnici) assicura l’esercizio e l’efficienza della flotta effettuando attività manutentiva di 1° e 2° Livello Tecnico.

Inoltre provvede a garantire l’efficienza degli equipaggiamenti di supporto a terra e di emergenza previsti per il personale navigante in forza al Reparto, per gli allievi/frequentatori e per il personale tecnico preposto ai controlli in volo.

Il velivolo, durante la sua vita d’esercizio, è sottoposto comunque a manutenzione preventiva e correttiva secondo i dettami della manualistica approvata dalla Direzione degli Armamenti Aeronautici per l’Aeronavigabilità del Ministero della Difesa.

Con la visita al G.E.A. termina la mia giornata al 70° Stormo: non smette mai di stupirmi la passione per il proprio lavoro che ogni volta noto nei volti e nelle parole del personale dell’Aeronautica Militare, qualità che raramente ho riscontrato al di fuori dell’ambiente militare.

Non è difficile comprendere come tutti i gruppi dell’Aeronautica Militare siano divenuti un’eccellenza a livello mondiale. 


Desidero ringraziare l’Ufficio Stampa dell’Aeronautica Militare, il Lgt. Paolo Pezone, i rispettivi comandanti del 70° Stormo e 207° Gruppo Volo e tutto il personale di volo e di terra che mi ha assistito durante il reportage.

Autore e Immagini: Matteo Sanzani

2 commenti:

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